L'educatore
professionale: un delicato ed importante supporto per la crescita
Il professionista dell'educazione, insieme al pedagogista, è
l'educatore professionale. Per ricoprire il ruolo di Educatore professionale è necessario possedere la lauerea in Pedagogia o in Scienze dell'educazione (o i corsi di laurea derivati da quest'ultima), oppure aver
conseguito il Diploma Universitario di Educatore Professionale
previsto dal DM 520/98. L'educatore
professionale, così come il pedagogista, non è uno psicologo e
viceversa; non svolge attività assistenziali, ma promuove
cambiamenti positivi attraverso percorsi che fanno capo al potenziale
dell'essere umano. Allo steso tempo, pur lavorando all'interno delle
scuole, non è un insegnante (nel caso del lavoro sul gruppo) o un
insegnante di sostegno (quando si parla di educativa specialistica
scolastica nei percorsi individualizzati). Il suo ruolo all'interno
del sistema dell'istruzione è un altro: egli si occupa di far
emergere le risorse delle persone e di guidarle nel percorso di
crescita. Egli si pone come "facilitatore" nei processi di
cambiamento con delicatezza (atteggiamento non invasivo) mediante una
presenza che conferisce all'altro un ruolo da protagonista nel
proprio progetto di vita.
Il termine "educazione" deriva dal latino "e-ducere":
"condurre fuori" ciò che l'essere umano possiede in
termini di potenziale o di disagio vissuto. L'arte maieutica, quella
socratica, che aiuta la persona a "partorire" ciò che in
lui si cela, libera le energie della persona, la quale con le proprie
capacità e l'affiancamento del professionista riesce ad incanalarle
verso obiettivi positivi. L'educazione non riguarda la semplice buona
creanza, l'istruzione che mira a far apprendere norme del galateo, ma
implica un aspetto formativo (l'azione che dà forma) che conduca la
persona a stare bene con se stessa, nel mondo, con chi la circonda.
Educare non equivale ad insegnare alle persone come devono vivere,
plasmandole secondo il nostro porgetto. Tale pratica non è
rispettosa dell'alterità e coincide con l'ammaestramento: la
negazione del valore dell'altro.
A beneficiare degli interventi erogati
da questo professionista non sono solo coloro che presentano un
disagio di tipo fisico, psichico, sensoriale o sociale, bensì tutte
le persone che necessitano di un supporto per la propria crescita.
Pensiamo ai centri d'aggregazione giovanile, alle scuole, ai centri
residenziali per anziani (l'elenco è lungo) in cui troviamo tante
persone che non vivono nessun tipo di difficoltà specifica. Si
tratta di percorsi volti ad affiancare le persone nel cammino che
hanno intrapreso; un modo per mettersi in gioco, per scoprire altri
lati di se stessi, per produrre cambiamenti positivi e quindi
continuare a crescere.
Questo profesionista opera in favore del singolo e del gruppo, con il
supporto delle scienze dell'educazione (pedagogia, psicologia,
sociologia) in contesti formali come la scuola o i centri
d'aggregazione o di riabilitazione, oppure in quelli informali come
il domicilio e persino la strada (professionisti impegnati a
contrastare il disagio giovanile, la tossicodipendenza). Le attività
che un educatore professionale può svolgere a casa di una persona
sono varie e tutte connesse alla crescita (cambiamento positivo)
dell'altro. Non vengono portati avanti interventi assistenziali in
quanto si entrerebbe nel campo di chi pratica un diverso mestiere
(assistenti di base, operatori soscio-sanitari). Inoltre – dato di
grande rilievo – promuovere un approccio umanitario in favore di
chi possiede abilità per poter procedere verso il livello di
indipendenza a lui possibile, limiterebbe la persona nelle sue
capacità (potenziale inespresso). Pertanto è necessario valutare
sempre con perizia gli stati di necessità per poter progettare
l'intervento ideale. L'educatore professionale, così come il
pedagogista, attraverso i suoi interventi attua un processo di
umanizzazione nei casi in cui l'altro viene visto come soggetto non
capace perchè vittima di etichette che non gli riconoscono il ruolo
di persona.
I progetti educativi sono tanti quanti sono gli educandi. Si rivolgono ai Disturbi Specifici dell'Apprendiemnto (DSA), alla Disabilità (fisica, psichia e sensoriale), alla Devianza Minorile, Percorsi Specialistici Scolastici, Dipendenza da sostanze, Disagio Socio-relazionale. Come scritto in precedenza anche chi non vive un particolare disagio può cogliere l'occasione per mettersi in gioco e continuare a crescere attraverso percorsi educativi che stimolino l'educando a intraprednere nuovi percorsi conoscitivi.
Dall'infanzia, all'età adulta sino a giungere alla terza età: un vasto panorma, una ricca opportunità di crescita. © ®
I progetti educativi sono tanti quanti sono gli educandi. Si rivolgono ai Disturbi Specifici dell'Apprendiemnto (DSA), alla Disabilità (fisica, psichia e sensoriale), alla Devianza Minorile, Percorsi Specialistici Scolastici, Dipendenza da sostanze, Disagio Socio-relazionale. Come scritto in precedenza anche chi non vive un particolare disagio può cogliere l'occasione per mettersi in gioco e continuare a crescere attraverso percorsi educativi che stimolino l'educando a intraprednere nuovi percorsi conoscitivi.
Dall'infanzia, all'età adulta sino a giungere alla terza età: un vasto panorma, una ricca opportunità di crescita. © ®
Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
e-mail dott.marcomura@gmail.com
e-mail dott.marcomura@gmail.com
Su facebook: Genitori Cagliari e Dintorni Pedagogici
Grazie per quello che hai scritto! Bellissimo, è importante far conoscere e comprendere questa meravigliosa professione.
RispondiEliminaNadia
Grazie collega. Concordo sull'importanza della nostra professione. Complimenti per il tuo blog.
EliminaBuona domenica.
Marco