Brindiamo alla salute
e alla vita dei giovani © ®
Il rapporto tra alcol,
giovani e giovanissimi rientra tra i comportamenti a rischio
nell'adolescenza. Questo periodo della nostra vita è orientato alla
scoperta di se stessi, all'evasione dal mondo genitoriale, alla
contrapposizione con l'adulto e il suo sistema di regole. Un agire
orientato al distacco, alla scoperta e alla sfida.
L'indagine Doxa su "Gli
italiani e l'alcol" condotta in collaborazione con
l'Osservatorio Permanente sui Giovani e Alcol, analizzando un
campione di oltre duemila persone, a partire dai 13 anni, ha messo in
evidenza che nel nostro Paese si beve meno e che il 10% della
popolazione maschile e il 20% di quella femminile è persino astemia.
Emergerebbe dunque un consumo responsabile al quale però si abbina
un aumento dei comportamenti a rischio.
Chi
opera nell'ambito delle dipendenze o semplicemente a contatto con i
ragazzi conosce il fenomeno del Binge Drinking, ossia bere
ripetutamente in modo compulsivo fino ad ubriacarsi.
Nel campione preso in
esame il 20,4% dei giovani (13-24 anni) intervistati ha ammesso di
aver fatto almeno una volta questa esperienza, percentuale che scende
sino all'8,6% per i pari di sesso femminile. Da queste rilevazioni
possiamo quindi osservare che se da un lato è in diminuzione il
numero dei consumatori, dall'altro è in crescita quello degli
alcoldipendenti.
Emanuele Scafato,
direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore
di Sanità l'abuso giovanile, sostiene la necessità di diffondere
delle semplici e fondamentali regole per promuovere un uso
consapevole dell'alcol a partire dall'adolescenza, in modo da
influenzare positivamente lo stile di vita delle persone lungo il
loro percorso di crescita. Costumi comportamentali che trovano
validità anche in età adulta. Pertanto non toccare alcolici prima
dei 16 anni, bere con moderazione, solo durante i pasti, non guidare
dopo aver bevuto.
Altri aspetti del
rapporto giovani/alcol emergono dal tessuto sociale britannico.
Stiamo parlando del Vodka Eyeballing, nuova frontiera della
trasgressione che consiste nel versarsi superalcolici negli occhi,
nella stupida convinzione che questa pratica garantisca una rapida
sbronza. In realtà l'unico risultato è il danneggiamento
dell'apparato visivo.
Questa tecnica al limite
viaggia su YouTube, che, nel suo aspetto negativo (ne ha anche di
positivi) amplifica e offre un palcoscenico alle bravate dei
giovani. La rapidità cercata con questa pratica si lega al desiderio
adolescenziale del “tutto e subito”, alla ricerca della
trasgressione e del limite nel tentativo di primeggiare nel gruppo e
apparire coraggiosi o semplicemente stagliarsi sulla massa. Da non
trascurare il desiderio di evadere attraverso lo stordimento, motivo
primario, non raggiungibile però attraverso questa prassi. Vodka,
rum, persino assenzio direttamente sul bulbo oculare per poi finire
al pronto soccorso con bruciori e lesioni alla cornea.
Prima si sentiva parlare
dell'Indianata, “gioco” in cui chi sbaglia nel ricordare una
sequenza o qualsiasi sia la chiave del “gioco” deve bere. Anche
in questo caso si ricorre di norma ai superalcolici e l'obiettivo
non è tanto vincere la competizione quanto ubriacarsi e ridere degli
errori altrui con la complicità dello stato d'ebrezza.
Alla fine la certezza che
emerge dall'abuso di alcol è l'insieme di rischi per il proprio
corpo e la propria ed altrui incolumità.
L'alcol è accompagnato
da un insieme di conoscenze errate che lo vedono come eccitante: al
contrario è un sedativo. “Il vino fa buon sangue” un detto che
può trovare alloggio solo nella moderazione. Inoltre è bene
sottolineare che a sfatare questo mito ci sono prove scientifiche che
mettono in luce come l'alcol sia responsabile di forme di anemia e di
un aumento dei grassi nel sangue.
Nella cultura
mediterranea il bere ha radici lontanissime. Purtroppo l'eccesso e le
modalità dannose nel tempo hanno preso il sopravvento e
caratterizzato l'alcol sotto la voce devianza, diventando fenomeno
sociale da tenere sotto controllo, da studiare, comprendere e
arginare.
L'Organizzazione Mondiale
della Sanità riporta dati allarmanti per il consumo e l'abuso di
alcolici in Europa. Il 25% dei decessi giovanili (parliamo di ragazzi
tra i 15 e i 29 anni) è collegato direttamente o indirettamente
all'alcol. Basti pensare che in Italia un terzo degli incidenti
stradali sono imputabili alla guida in stato d'ebrezza e che la metà
delle vittime è costituita da giovani.
Credo sia produttivo
promuovere progetti educativi legati alla crescita dei giovani,
incentrati sulla conoscenza di se stessi, per imparare a capirsi e
capire la realtà che ci circonda. Non solo percorsi studiati ad
hoc per le problematiche del momento perchè questo equivale a
sposare quella cultura pedagogica dell'emergenza che trova alloggio
solo nell'imminenza del pericolo o nel disagio ormai riscontrato. Il
domani si costruisce oggi, giorno per giorno.
Riflettiamo senza
allarmismi e timori, senza proiezioni negative su figli, educandi,
alunni ed impariamo dalla realtà e dal rapporto con gli altri a
muoverci verso obiettivi edificanti. © ®
Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
e-mail: dott.marcomura@gmail.com
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