Giochi e giocattoli: giochiamo? © ®
Una
famosa casa di produzione ha affidato alla memoria dei compratori uno
slogan che ci ricorda che attraverso il gioco si impara. È vero,
l'aspetto ludico e quindi divertente facilita l'apprendimento perchè
elimina le componenti noiose e difficili da digerire, favorendo una
naturale e piacevole acquisizione di nozioni senza che questo atto
sia voluto o primario negli obiettivi perseguiti dal giocatore. In
tanti libri e seminari si cerca di condurre gli insegnanti a sposare
una didattica dinamica, piacevole e accattivante proprio perchè
attirando e catalizzando l'attenzione degli scolari si garantisce un
più semplice coinvolgimento attivo nelle lezione e un apprendimento
meno oneroso per gli allievi. Il gioco o meglio il saper rendere un
gioco la lezione diventa arte didattica latrice di successi
scolastici. Da pratica caratterizzante l'infanzia a strumento
operativo per l'istruzione e l'educazione. La formazione umana sembra
essere dunque affidata anche al gioco.
Attualmente
vediamo che la tecnologia si è ben radicata in questo campo a tal
punto da farci interrogare sul suo effettivo valore per la crescita
dei bambini e dei ragazzi.
Attraverso
il gioco il bambino impara le prime nozioni su di sè, gli altri e
l'ambiente. È un modo per esplorare e sperimentare che incrementa il
bagaglio conoscitivo dell'essere umano.
Gioco
funzionale, simbolico, di finzione sino ad arrivare alla pura
creatività prestata alla sfera ludica con l'ideazione di giochi
strutturati (composti da regole) e la costruzione di giocattoli.
Gioco
e regole, vita e regole. Le norme non si decidono strada facendo
perchè nessuna attività o competizione può essere regolarmente
svolta senza che esistano dal principio delle basi stabili che
sorreggano il gioco. Nell'odierna società privata di spazi liberi,
con tanti pericoli per le strade, dove i videogiochi hanno acquisito
un predominio quasi totale, i giochi all'aria aperta, in contesti
informali, non gestiti da istruttori o da altre figure adulte sono
quasi scomparsi. Computer e console non devono essere messe
all'indice. A gestire male questi strumenti siamo noi che non
riusciamo a dedicare loro un tempo adeguato e lasciamo che ci
assorbano per grandi porzioni della giornata. Difficoltà nel gestire
il tempo libero e scarsa competenza nel comprendere il livello di
qualità delle attività scelte. La manualità è andata persa,
nessuno costruisce i propri giocattoli. Solo nelle scuole e nei
centri d'aggregazione giovanile è possibile compiere simili
esperienze. Fine motricità e creatività nel cybermondo non trovano
alloggio.
Bambini
e adolescenti estranei al mondo della costruzione del proprio
divertimento (giochi e giocattoli) presentano maggiori difficoltà
nel coinvolgere o sentirsi coinvolti dai genitori. Quale richiesta
d'aiuto verso un padre o un madre nella raggiungimento di un
determinato obiettivo? Il superamento dell'ultimo livello di un
videogioco? Forse ora capita anche questo, ma si tratta di un dato
che non lascia traccia di sè, al contrario di un manufatto di legno
o diverso materiale che consente la condivisione di maggiori energie,
la cooperazione e la felicità di aver dato forma alla materia,
entrando così nel personale "museo dei giocattoli".
Oltre
che nella costruzione anche nei giochi di gruppo è possibile vivere
esperienze con i propri genitori, zii e nonni. Una diversa modalità
per favorire o incrementare la reciproca conoscenza. Da grandi i
bambini ricorderanno queste esperienze e riconosceranno la presenza
dei genitori nel bene se mamma e papà non hanno creato eccessive
pressioni e nel male se sono stati fonti di ansia.
Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
e-mail: dott.marcomura@gmail.com
Su Facebook Genitori Cagliari e Dintorni Pedagogici
Nessun commento:
Posta un commento