Obesità mediatica: cibo per la
mente e per il corpo
Viviamo in un
mondo in cui le comodità possono rivelarsi risorse o trappole, se mal
utilizzate. Il segreto per ricercare il proprio benessere psicofisico risiede
nelle nostre capacità critiche. Nel bene e nel male i mass media rivestono un
ruolo di grande rilievo nel panorama educativo dell'essere umano, in quanto
occupano una posizione di spicco nell'informazione e nella gestione del tempo
libero. Quantità e qualità sono due aspetti centrali anche nel rapporto tra
uomo e tecnologia. Sono queste due caratteristiche a determinare l'apporto
energetico al fruitore dei mezzi di comunicazione di massa e dei prodotti
tecnologici d'intrattenimento. Fagocitando ogni istante della nostra vita, o
meglio, nutrendoci compulsivamente di ogni momento che questo tipo di
tecnologia ci offre, arrechiamo dei danni a noi stessi sotto vari punti di
vista. Pensiamo alla gestione del nostro tempo libero incentrata esclusivamente
su una comunicazione unidirezionale che va dalla televisione alla persona.
Questo rapporto duale, in cui l'uomo è visto solo come destinatario della
comunicazione (mai come mittente), spoglia i momenti liberi da altre
opportunità come quelle legate alla socializzazione, alla cura del proprio sé
(come unità psicofisica) e alla creatività. La strutturazione del tempo gestita
dalla TV non offre occasione per sperimentarsi nell'organizzazione del proprio
tempo, dal momento che l'uomo viene sostituito in questo dal palinsesto
televisivo. Un'eccessiva voracità che spinge l'individuo ad una “obesità
mediatica”, la quale spesso si accompagna al sovrappeso dello spettatore.
Programmi e cibi di intrattenimento se non utilizzati con criterio (“la
moderazione è la salute dell'anima”) portano le persone ad uno stile di vita
che non bada alla qualità. Alcuni accusano TV, videogiochi e computer di essere
causa dell'aumento di peso della popolazione occidentale. Questi fattori
vengono indicati come la causa di un rapporto non salutare con il proprio corpo
e la propria mente che, a discapito di temi e comportamenti culturalmente
validi, viene stimolata da notizie e abitudini di scarso spessore. Uno studio
dell'Università californiana di Ucla, pubblicato dall'American Journal of Public Health, ha messo in relazione gli spot televisivi che pubblicizzano cibi
spazzatura e l'aumento di peso dei bambini, dimostrando che una maggiore
esposizione a questo tipo di messaggi porta i telespettatori ad una maggiore
assunzione di cibo. La vera causa, a mio avviso, è da indicare nel rapporto tra
persona e mass media, il quale, se non accompagnato da un percorso educativo,
di natura critica, influisce negativamente sullo stile di vita delle persone.
L'aspetto quanti/qualitativo del tempo che dedichiamo a noi stessi dovrebbe
ricoprire un ruolo centrale nella scelta del tipo di approvvigionamenti
mediatici e alimentari, oltre che nella durata dei tempi da dedicare, ad
esempio, alla passività televisiva, al cyberspazio o ai videogiochi, figli
minori dell'ozio. Spesso veniamo catturati dalla rete di internet e ospitati
per un tempo che non riusciamo a quantificare per via di un “gioco” psicologico
che altera la percezione del tempo. Questa sedentarietà, meno passiva rispetto
a quella generata dalla televisione, in cui social network, videogames, blog e
siti web di vario genere, contribuisce all'aumento della massa grassa del
nostro corpo grazie alla staticità imposta (unica eccezione, i videogiochi
della Nintendo Wii i quali portano il
giocatore a compiere movimenti con braccia e gambe per compiere l’esperienza
virtuale) e ad una scelta che va a discapito del mondo reale e di tutto ciò che
questo rende possibile. Un circuito composto da TV, internet e console per i
videogiochi, unito al cibo, il più delle volte non propriamente salutare,
regala ai fruitori momenti di svago con un rovescio della medaglia che è bene
conoscere per poterlo evitare. Non sono i mezzi sopra citati a doverci
preoccupare, ma l'uso che di essi si fa. E' necessario creare un rapporto
pedagogicamente corretto tra utenza e offerta mediatica, affinché, in
particolar modo, il minore possa essere realmente accompagnato nella realtà
virtuale e in quella di tutti i giorni. Sposare un ruolo attivo nella lettura
dei messaggi e un utilizzo ponderato dei mezzi di comunicazione di massa e di
intrattenimento elettronico, riconoscendo questi strumenti come l’occasione
fondamentale per promuovere un’educazione che consenta di prendere le distanze
dalla pigrizia e dalla superficialità con cui spesso si affronta la questione
dei mass media. © ®
Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
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