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Dott. Marco Mura - Pedagogista, Educatore Professionale, Specialista in Pedagogia Clinica --- (Attività Professionali) - Percorsi educativi per minori con: difficoltà d'apprendimento (DSA); disagio sociale e/o relazionale; disabilità (progetti L.162/98; LR 20/97). - Creazione e conduzione di progetti educativi per adulti (L.162/98; LR 20/97) - Consulenza Pedagogica Sostegno alla Genitorialità, Parent Training - Consulenza educativa rivolta a professionisti del settore educativo Per informazioni: dott.marcomura@gmail.com

domenica 26 gennaio 2014

Disabilità alla nascita

Disabilità alla nascita
La vita non può essere programmata, studiata nei dettagli in modo da soddisfare tempi e richieste. Si sviluppa in base alle nostre azioni, ma anche attraverso aspetti che l'essere umano non può controllare.
Pensare ad un/una figlio/a, proiettandolo/a nel futuro, nel quasi presente, con le nostre – e sottolineo nostre – aspettative, non è corretto, può produrre delusioni, causare frustrazione, ma si sa è un modo naturale di vivere questo lieto evento.
Non è mia intenzione discutere in merito dell'interruzione della gravidanza: desidero solo riflettere su ciò che comporta l'incontro alla nascita con disagi psicofisici a cui quasi mai si è preparati.
Il neonato perfetto, sognato, progettato a livello mentale, trasferito nel grembo materno più con la forza del pensiero carico d'amore che per via biologica, tradisce il sogno dei genitori e appare diverso dal progetto idealizzato. L'immaginazione umana ha i suoi limiti: è infatti da questi confini che bisogna partire per ripensare il desiderio di maternità e paternità.
La notizia che il/la vostro/a bambino/a avrà un'esistenza più difficile rispetto ai bambini che nascono senza difficoltà specifiche, di norma, getta la coppia nello sconforto, talvolta al punto da incrinare il rapporto tra i partner.
Sono fermamente convinto che la decisione di portare o meno a termine una gravidanza si possa annoverare tra le decisioni più difficili che un singolo o una coppia sia chiamata a prendere. A farne maggiormente le spese è la donna che viene da subito investita di un compito grandissimo e complesso. Credo sia sempre indicato che la decisione riguardo la scelta di metter al mondo un/a bambino/a con disabilità venga presa da entrambi i genitori. Non si tratta di una scelta facile. Contrariamente a quanto gli antiabortisiti pensano, chi sceglie di interrompere la gravidanza non lo fa a cuor leggero; così come chi, al contrario, opta per il parto arriva a questa scelta con interrogativi e paure. Da un lato quindi non ci sono mostri e dall'altro non troviamo persone impavide e super preparate alle diverse difficoltà.
Nel mio lavoro ho potuto appurare che chi non conosce direttamente o indirettamente persone con difficoltà psicofisiche ha una visione distorta di giovani e adulti che non fanno parte dei cosiddetti “normali”. Pare dunque che a determinare le reazioni degli altri sia sempre l'ignoranza, intesa semplicemente come non conoscenza. Spontaneamente suggerisco allora di adottare questa filosofia di vita “imparo a conoscerti, quindi ti capisco”, abbandonando così la più utilizzata “non ti conosco, non ti capisco e quindi ti evito”. La conoscenza si pone come condizione necessaria per scegliere con maggiore responsabilità. Ma è incontrando la diversità altrui che possiamo capire il disagio? La mia risposta è un sì parziale, in quanto solo conoscendo noi stessi in relazione alle differenze altrui possiamo capire e soprattutto capirci.
Prima di diventare genitori si dovrebbe raggiungere maturità decisionale, consapevolezza della propria individualità e della coppia. Ho iniziato puntando l'attenzione sull'elaborazione mentale del/la figlio/a proprio perchè le aspettative per non essere disattese devono essere formulate correttamente, ossia tener conto dell'unicità della persona che verrà al mondo e di tutte le variabili che nessuno può prevedere e controllare.
Pertanto ritengo utile, se non fondamentale, confrontarsi con chi ha sperimentato maternità e paternità, nonché con chi ha scelto di interrompere la gravidanza davanti ad una diagnosi di disabilità. Quali sentimenti hanno invaso mente e cuore altrui per cercare somiglianze e differenze, quali e quante sono state le ripercussioni sulla vita del singolo e della coppia, sono alcuni aspetti che potrebbero guidare le persone in un parto prima mentale e poi fisico.
Non esistono regole a cui attenersi quando si decide di metter al mondo un/a bambino/a con disabilità; ci sono però aspetti che è bene conoscere in merito al tipo di patologia e gli aiuti a livello normativo, educativo, medico e assistenziale a cui si può fare capo.
È mia certezza però che tali informazioni debbano essere in possesso di tutti coloro che intendono diventare genitori, dal momento che la disabilità può presentarsi sia prima che dopo la nascita. Da un lato abbiamo patologie di tipo cromosomico che sono individuabili durante il periodo della gravidanza; dall'altro patologie che possono manifestarsi durante le fasi del parto o essere diagnosticabili in un secondo momento. Ecco perchè conoscere ciò che ruota intorno alle emozioni, alle possibilità e alle difficoltà di chi ha un/a figlio/a con disabilità sono necessarie. Chi affronta la gravidanza con la consapevolezza di un neonato che verrà al mondo con determinate difficoltà presenterà uno stato emotivo più accogliente e disteso di chi invece ha vissuto la maternità/paternità senza interrogarsi su un questa eventualità.
La disabilità può colpire e colpirci ad ogni età. Scegliere è possibile sino a un certo punto perchè, come è noto incidenti e patologie invalidanti (a livello fisico, psichico e sensoriale) possono presentarsi durante l'arco di tutta la nostra esistenza. Ci sono cause rintracciabili nel periodo prenatale, perinatale e postnatale. Ecco dunque che l'argomento non può escludere nessuno dalla riflessione sulla genitorialità, disabilità e società.
Interessarsi a questo tema è importante per la crescita individuale e collettiva. Anche chi non dovrà rapportarsi in maniera diretta con questo tipo di difficoltà, avrà però modo di sperimentarsi o far esperire al/alla proprio/a figlio/a la convivenza con minori e adulti in stato di necessità. All'interno della propria famiglia, nel condominio, a scuola, a lavoro, al parco, in piscina, al super mercato: questi e infiniti luoghi offriranno momenti di confronto. Genitori in-formati garantiranno così maggiori possibilità di inclusione, comprensione a tutto tondo dell'altro, lontani da stereotipi e costumi mentali nocivi ed improduttivi.
Dovrebbe far parte della cultura di base la conoscenza dei servizi e delle opportunità garantite dallo Stato italiano a chi vive il disagio psicofisico.
Fortunatamente oggi esistono tanti professionisti che possono offrire supporto a genitori e figli, oltre ad associazioni onlus specifiche per patologia.
Veniamo alla normativa. In Italia abbiamo la Legge n° 104/92 “per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” (leggi il testo www.handylex.org/stato/l050292.shtml); la legge n° 162/98 (www.handylex.org/stato/l210598.shtml) la quale si traduce in Progetti Educativi e/o Assistenziali (per ulteriori informazioni vedi www.legge162.jimdo.com).
Se un minore o un adulto presenta una percentuale di invalidità (indicata nel verbale dell'accertamento dello stato di disabilità) vicino o pari al 100% è possibile presentare domanda per ottenere un sussidio, vale a dire l'accompagnamento (nel verbale risulterà la dicitura “100% di inabilità lavorativa con necessità di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita”). Per i minori che beneficiano dell'accompagnamento non è però possibile usufruire dell'indennità di frequenza (in questo caso nel verbale troverete la dicitura “Minore con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni della propria età”). Siamo nell'ambito dell'invalidità civile. Per un approfondimento si consiglia la letture delle FAQ su www.dirittierisposte.it/Schede/Persone/Salute/invalidita_civile_id1128399_art.aspx.
Dalla burocrazia poi si passerà al percorso educativo e al sostegno ai genitori per garantire una crescita armoniosa che sfrutti al massimo il potenziale del singolo e della famiglia.
Per conoscere le finalità dei Progetti Educativi ai sensi della L.162/98 vedi www.legge162.jimdo.com/progetti-educativi (su Facebook www.facebook.com/Legge162). © ®


Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica

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