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Dott. Marco Mura - Pedagogista, Educatore Professionale, Specialista in Pedagogia Clinica --- (Attività Professionali) - Percorsi educativi per minori con: difficoltà d'apprendimento (DSA); disagio sociale e/o relazionale; disabilità (progetti L.162/98; LR 20/97). - Creazione e conduzione di progetti educativi per adulti (L.162/98; LR 20/97) - Consulenza Pedagogica Sostegno alla Genitorialità, Parent Training - Consulenza educativa rivolta a professionisti del settore educativo Per informazioni: dott.marcomura@gmail.com

venerdì 7 giugno 2013

L'adolescente: era mio figlio

L'adolescente: era mio figlio
Guardare un figlio o una figlia e scoprire che l'adolescenza è arrivata durante la notte, senza preavviso, così, di soppiatto.
Scoprirsi adolescente, con un corpo che testimonia il (grande) passo successivo all'infanzia, una proiezione approssimativa della vita adulta, destabilizzante, scomoda, desiderata da un lato e dall'altro con aspettative tradite.
Sino a ieri era il/la vostro/a bambino/a, oggi non è più chi conoscevate e tutto questo nel giro di una notte! Spesso ho sentito genitori che al primo incontro, fissato per affrontare la nuova sfida educativa, parlavano di questa rapidissima ed inaspettata metamorfosi che mutava il/la bambino/a in un/a adolescente con caratteristiche non rintracciabili nella sua storia familiare recente.
La realtà è che l'adolescenza arriva inesorabilmente e che da tempo non costituisce una novità, tanto meno una rarità. Una fase difficile per chi la vive direttamente e indirettamente, in cui la difficoltà per il giovane consiste nell'adattamento richiesto ai cambiamenti somatici, psichici e socioculturali, per il genitore nel trovare nuovi strumenti per orientarsi nelle modalità relazionali ed educative. Non è una malattia, anche se forse qualcuno vorrebbe lo fosse per poter giustificare determinati atteggiamenti e magari fare ricorso a qualche farmaco visto che oggi tante manifestazioni comportamentali rischiando di essere affrontate farmacologicamente. Si tratta di un passaggio molto importante per la vita del singolo e della famiglia. La pedagogia in questo può fare tanto sostenendo la costellazione familiare e non intervendo in sostituzione dei soggetti coinvolti o escludendone alcuni, ritenendo che l'azione debba svolgersi dall'alto e non in un'ottica orizzontale. Pensare all'adolescenza deve coincidere con un lavoro educativo sulla famiglia. Più avanza questa parentesi biografico-esperienziale e maggiori diventano le preoccupazioni di madri e padri.
Dai mass media arrivano spesso sconvolgenti scenari che ritraggono l'adolescente come un individuo caratterizzato dalla pura trasgressione. Con un passo indietro però è possibile pensare alla propria adolescenza, non per paragonarsi a quella dei/lle propri/e figli/e, ma per ricordare quale fosse la definizione e descrizione data della propria generazione e quali sensazioni suscitasse ogni forma di etichettamento, generalizzazione e soprattutto incomprensione.
L'adolescenza è differente per soggettività, per famiglia di appartenenza e soprattutto per il tipo di società che accoglie questa fase della crescita. L'attuale sistema socioculturale ha fornito come culla il consumismo e l'immediato soddisfacimento. Il “tutto e subito” funziona come tecnica commerciale che, attraverso il sistema rateale, consente di entrare in possesso di un oggetto pur non avendo ancora terminato o persino iniziato il pagamento. Nell'ambito delle vendite il percorso che conduce all'acquisizione di un bene è stato rovesciato, ma nell'ambito pedagogico questo iter a ritroso non deve assolutamente trovare collocazione. Questo meccanismo è assolutamente valido anche per quanto concerne la libertà. È giusto, anzi doveroso, avere la possibilità di guadagnare la fiducia, bene prezioso per chi la dona e per chi la ottiene, ma sempre in un sistema di reciprocità che deve alimentarsi costantemente.
Ma questo/a figlio/a si è veramente trasformato in sole ventiquattro ore? Ovviamente no. Non possiamo ignorare il trascorrere del tempo e i piccoli segnali che dovrebbero guidarci alla consapevolezza della progressiva crescita dei figli.
Il genitore inizia a non essere richiesto come un tempo, è meno credibile, al contrario degli amici, le richieste sono accolte con qualche resistenza in più, il divieto, che prima veniva subito osservato, ora inizia ad essere messo in discussione, insieme a tanti altri cambiamenti che poi, in piena adolescenza, daranno vita a discussioni più accese.
Diffidate dai vademecum pedogogici e psicologici che offrono protocolli applicativi per rispondere alle esigenze che a livello statistico si presentano nell'adolescete tipo. Ascoltate, osservate, dialogate e non abbiate paura di essere genitori poco competenti se scegliete di parlare con un pedagogista di dubbi e perplessità derivanti dai nuovi cambiamenti. Coltivate quotidianamente il rapporto con i vostri figli e non scopritevi genitori con l'insorgere dell'adolescenza, incarnado il ruolo dell'autorità competente. L'adolescente ha memoria: ricorda chi siete stati prima e chi siete ora; ha una visione molto critica dell'operato di tutti gli adulti e, allo stesso tempo, è ipercritico verso di sé, perchè talvolta non sa se si piaccia oppure no. I punti fermi, infatti, non devono mai mancare. Non solo: serve anche un luogo sicuro in cui poter tornare. La famiglia deve rappresentare un porto in cui fare ritorno, in particolar modo quando il mare è agitato e burrascoso. La sicurezza deve albergare anche nei confronti, per quanto accesi siano. Meglio incontri simili a quelli del pugilato, che scontri dove manca del tutto la lealtà. Era ed è vostro/a figlio/a e non si è perso/a; semplicemente sta crescendo e come spesso accade i cambiamenti chiedono di attingere dal proprio spirito di adattamento. Servono energie, tempo, disponibilità ad ascoltare e sperimentare, libertà di espressione del proprio sé, opinioni e confronti e mai dovranno mancare i limiti. I paletti che segnano i confini però devono essere sempre costruiti con materiali elastici in modo che su di essi possa essere esercitata e sfogata la forza adolescenziale che mira all'indipendenza e alle spinte verso l'adultità.
L'adolescenza non è brutta come la si dipinge e per gli adolescenti anche i genitori, in fondo, non sono poi così male. © ®

Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
 

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