Profilo Professionale

La mia foto
Dott. Marco Mura - Pedagogista, Educatore Professionale, Specialista in Pedagogia Clinica --- (Attività Professionali) - Percorsi educativi per minori con: difficoltà d'apprendimento (DSA); disagio sociale e/o relazionale; disabilità (progetti L.162/98; LR 20/97). - Creazione e conduzione di progetti educativi per adulti (L.162/98; LR 20/97) - Consulenza Pedagogica Sostegno alla Genitorialità, Parent Training - Consulenza educativa rivolta a professionisti del settore educativo Per informazioni: dott.marcomura@gmail.com

mercoledì 24 aprile 2013

La Pedagogia dei simili

La Pedagogia dei simili
Nasciamo diversi e lo diventiamo ancora di più se la nostra vita è vissuta nel rispetto della libera espressione del nostro sé. 
Nell'ambito accademico si parla di Pedagogia Speciale: ma dove risiede questa qualità? 
Il termine “speciale” trova collocazione nelle difficoltà certificate, nella diversità spesso scambiata per inferiorità, scarso valore, non-persona.Olimpiadi speciali, pedagogia speciale, un/a ragazzo/a speciale...
Le parole sono fondamentali per la rappresentazione del mondo esteriore ed interiore. Più che batterci per l'abolizione di vocaboli sgraditi all'orecchio e al cuore – senza sottovalutare l'oltraggio intellettuale e culturale che alcuni lemmi portano con sé – si dovrebbe pensare alla rapprensetazione mentale che ne consegue mediante l'uso di determinate parole/concetto.
Partendo dal presupposto che non siamo nati grazie a tecnologie industriali che ci rendono identici al nostro prossimo e che ognuno di noi possiede svariate singolarità, non ci resta che ammettere che la diversità è una condizione congenita dell'essere umano. Meglio concentrarsi sui comuni denomintaori e così parlare di una Pedagogia dei Simili, tenendo sempre presente che in ogni percorso di conoscenza emergono elementi che guidano diversamente gli interventi educativi, per obiettivi, tempi, approcci e modalità.
Non scrivo questo per nascondermi dietro a un dito, in quanto come professionista conosco bene la differenza tra il vivere una vita camminando in pianura e una strada caratterizzata da grandi salite e sbarramenti. 
“Specialità” fa copia con la salute fisica, psichica e sensoriale.
Lasciatemi dire che la Pedagogia è di tutti e per tutti. La specialità di cui è stata dotata non le conferisce un valore aggiunto. Mi sembra scontato che in situazioni dove le richieste di guida sono maggiori e il potenziale di partenza di accesso più complesso si lavori sulla ricerca di nuove strategie e più evoluti percorsi di intervento. Ma non è forse un pensare/fare comune a tutti i progetti educativi?
Chi non padroneggia ancora la lingua del Paese in cui vive ovviamente vivrà con maggiori difficoltà le richieste fatte in ambito didattico; chi presenta difficoltà fisiche, come un'emiparesi, dovrà trovare tecniche alternative per raggiungere un determinato obiettivo. Solo nel secondo esempio si parla di specialità e diversabilità.
La specialità o se preferite la diversità consiste nel differente modo di interpretare la vita e conquistare le mete che garantiscono l'obiettivo comune a tutto il genere umano: il benessere psicofisico.
Nei progetti educativi ho sempre trovato validi concetti e approcci che sulla carta di norma vengono destinati a “categorie speciali”. Ad esempio nei bambini o adolescenti con disagio scolastico legato a scarso interesse, disturbi della condotta (non in senso stretto) ho impiegato spesso approcci che fanno capo ai disturbi specifici dell'apprendimento (DSA); nei percorsi educativi in favore di preadolescenti strategie e obiettivi inseguiti nell'ambito della disabilità per la gestione e la cura dello spazio di vita.
Consentitemi poi di riflettere su pubblicazioni che trattano i progetti educativi e riabilitativi delle persone con una particolare condizione psicofisica. Per quanto ogni patologia abbia delle peculiarità, per base genetica - o altro - e relative possibili ripercussioni sul quotidiano, non pensate anche Voi che gli obiettivi siano comuni a tutte le altre persone che intraprendono un percorso di crescita e di vita indipendente?
È vero che in specifici quadri clinici ci sono tecniche più efficaci di altre, ma sempre a seconda della persona con cui (e non su cui) si lavora. Ma è altrettanto vero che modalità di intervento studiate ad hoc per una particolare condizione psicofisica si rivelano valide per tante persone e quindi siano generalizzabili e non così speciali.
Dario Ianes in un suo testo parla di Speciale Normalità, una sorta di “sintesi tra normalità e specialità”. Ianes mostra come nella costruzione di un percorso di crescita i Bisogni Educativi Speciali (BES) incontrino entrambe le nature: normalità e specialità. (Normalità, un'altra parola/concetto di difficle definizione e dubbio valore). Egli parla della normalità del bisogno (obiettivo di crescita ampio) e della specialità nell'accezione di una condizione psicofisica o culturale che amplifica la richiesta di aiuto. Una commistione di termini per mostrare che in un iter educativo e/o didattico l'obiettivo comune e l'approccio possono trovare richieste che necessitano di maggiore riflessione, programmazione ed accuratezza nell'intervento. Una singolarità che nei gruppi può far capo a qualsiasi situazione di difficoltà, permanente o transitoria, individuale e non.
Qualcuno potrebbe dire che è sempre più difficile attenersi al politicamente corretto: invece io sostengo che è sempre più complesso e complicato far capire alle persone che di esseri umani il mondo è pieno e che sono tutti speciali, perchè unici ed irripetibili. © ®

Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
 

Nessun commento:

Posta un commento