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Dott. Marco Mura - Pedagogista, Educatore Professionale, Specialista in Pedagogia Clinica --- (Attività Professionali) - Percorsi educativi per minori con: difficoltà d'apprendimento (DSA); disagio sociale e/o relazionale; disabilità (progetti L.162/98; LR 20/97). - Creazione e conduzione di progetti educativi per adulti (L.162/98; LR 20/97) - Consulenza Pedagogica Sostegno alla Genitorialità, Parent Training - Consulenza educativa rivolta a professionisti del settore educativo Per informazioni: dott.marcomura@gmail.com

giovedì 28 febbraio 2013

A scuola di diversità


A scuola di diversità
  • “Mi sembri diverso dagli altri...”
  • “Perchè, come sono?”
  • “Non so... diverso, diverso e basta”
  • “... A questo punto non saprei neanch'io cosa dire in merito”

Un dialogo possibile tra la Norma e la Diversità, uno dei tanti a cui si potrebbe aggiungere quello tra genitore e figlio:
  • Perchè non sei come tuo fratello?”
  • Non lo so!”
  • Perchè non sei come gli altri?”
  • Non lo so!”
L'unicità delle persone, delle proprie situazioni, in definitiva della personale biografia rientra tra quei concetti difficili da comprendere e allora, per timore di trovarsi davanti ad una novità, ad un soggetto differente dagli altri, si corre ai ripari cercando di condurre la persona ad interrograrsi su questa distanza tra il proprio essere-nel-mondo e la natura - indefinita perchè la normalità non ha una vera e propria definizione - che richiama gli altri, la loro natura appunto normale.
Normale, termine che dice poco e niente sul proprio benessere, sulla giusitizia, sull'intima realtà umana. Nonostante la nebulosità insita nel termine, il richiamo alla dimensione del normale è costante. Sarebbe bene abbandonare questo vocabolo e imparare a riferirci all'individuo in termini di singolarità, peculiarità, qualità, difetti, modalità di relazione con il proprio sé, gli altri, il mondo e così via discorrendo. Se per essere considerati normali il prezzo da pagare è quello di conformarsi alla massa, allora è meglio continuare a fare parte delle rarità o, ancora meglio, delle unicità.
Diversità spesso fa rima con inferiorità, non perchè vi sia un nesso logico, una conseguenza obbligata ma perchè la società spesso si muove senza maturità e consapevolezza. Da un luogo comune, così, si costruisce una teoria che viene spacciata per scientifica. “Chi non presenta caratteristiche uguali o simili al resto del gruppo è da considerarsi diverso, in altri termini inferiore”. È quanto accade, ad esempio, all'interno dei gruppi dei pari (in altri termini dei coetanei) ed è da simili considerazioni prive di senso compiuto che si originano fenomeni come quello del bullismo.
Diverso” fa rima anche con la sessualità e la troppo estesa omofobia. L'altra assonanza invece la ritroviamo nell'ambito della disabilità. Sprechiamo tempo e parole ad inseguire la terminologia corretta per riferirci ad una persona che presenta un quadro medico che ha limitato la funzionalità di qualche parte del corpo, dimenticandoci che tutti abbiamo un nome e un cognome e che quando si parla di situazioni individuali è a quei nomi che dobbiamo riferirci. Sui manuali l'approccio è sterile, ma non per questo deve essere privo di sensibilità. In merito a questo infatti la scrittura si è evoluta. Rimane però da limare la comunicazione diretta, il rapporto con l'altro.
Ricordate le classi differenziali della scuola italiana? I diversi, ossia chi non rientrava in certi standard, venivano inseriti in una classe apposita. Alcuni anni fa (non troppi) un politico della Lega Nord, Pietro Fontanini, chiese di introdurre nuovamente le aule destinate a chi – questa era la giustificazione del leghista – rendeva difficile lo svolgimento delle lezioni, a causa di uno stato di disabilità certificata. Siamo in un presente che davanti agli anni trascorsi, tra questa soluzione e un'altra triste realtà come quella dei manicomi, dovrebbe collocarsi sotto la voce “futuro”, inteso come progresso, ma, come possiamo appurare, gli stigmi, l'ignoranza e la chiusura verso l'essere umano ci riportano ad un terrificante passato. Anche se solo un individuo esce dal coro degli illuminati dobbiamo preoccuparci. Sempre.
Come professionista cerco sempre di creare cultura pedagogica, riflessioni sul mondo e spiego il senso del mio lavoro, in quanto chi si rivolge alla mia professione non è da considerarsi persona inferiore. Una relazione d'aiuto è sempre e comunque un'occasione di crescita e lo è per tutti.
Abbiamo bisogno di concepire il mondo come vario: senza questo presuspposto la nostra vita non sarebbe bella.
Andiamo tutti a scuola di diversità, imparando a conoscere tutte le realtà (personali, culturali) come differenti e non inferiori, perchè è nella diversità che si cela la ricchezza. Diamo l'opportunità all'incontro con l'altro di regalarci la propria individualità e ricambiamo con la stessa generosità affinchè non ci sia alcun timore nel dichiarare al mondo chi siamo veramente. Essere se stessi sempre e comunque, nel rispetto della propria ed altrui persona: ecco la terapia per un mondo senza pregiudizi.© ®

Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
e-mail: dott.marcomura@gmail.com
www.crescereeducati.blogspot.com
http://pedagogiaoggi.jimdo.com

 

domenica 24 febbraio 2013

Pedagogia Oggi




Pedagogia Oggi,
come appuntamento quotidiano con se stessi,
con la crescita individuale, della famiglia e della società

Al miglior (s)offerente. Quando il benessere viene messo all'asta

Al miglior (s)offerente. Quando il benessere viene messo all'asta © ®
E se il benessere fosse messo all'asta? Chi può credere veramente che sia possibile valutare positivamente una società che non offre a tutti le stesse condizioni per poter raggiungere gli stessi obiettivi? Le persone che non hanno mezzi economici sufficienti non possono che affidarsi esclusivamente ai finanziamenti pubblici per alleviare le sofferenze e possibilmente essere affiancati in un percorso che li conduca a stare meglio facendo, magari, capo alle proprie capacità. Che si tratti di un aiuto di tipo medico, assistenziale, educativo o psicologico ora poco importa, ma con la carenza di fondi economici congrui alle situazioni individuali il povero continua a pagare doppiamente le proprie difficoltà e così il disagio cresce allargandosi a dismisura.
Una politica che non concentra la propria attenzione verso le forme di disagio non ha a cuore la nostra Costituzione. Se per star meglio è necessario trovarsi in un forte stato di difficoltà allora non dobbiamo che attendere il peggioramento della situazione o, nella migliore delle ipotesi, il cristallizzarsi dello status quo personale e/o familiare, che con l'avanzare del tempo può condurre a maggiori sofferenze. Allora premiamo solo chi presenta una maggiore difficoltà quotidiana e speriamo che chi non sta poi così tanto male non peggiori per non gravare ulteriorimente sullo Stato. La ricchezza non dà salute, ma chi dispone di maggiori guadagni può compensare le mancanze di una politica che finanzia esiguamente il motore del benessere. Il diritto alla salute è per tutti e prescinde dalle codizioni economiche. Non è intelligente pensare solo in termini di difficoltà riscontrate e sulla base di finanziamenti che negli anni diminuiscono sempre più. Promuovere l'assistenzialismo equivale a svalorizzare la persona e renderla sempre meno indipendente. Se a comandare sarà sempre il denaro e il desiderio di risparmiare sul benessere altrui, la società dovrà poi fare i conti con il proprio fallimento.
Un appuntamento mancato con la crescita del singolo, della famiglia, della società. 
E dire che stiamo parlando dell'acqua calda! Dal sapere al volere - fortemente - che determinate situazioni siano prevenute, per passare poi al prendersi cura con professionalità di ogni persona. Nell'altro non si deve vedere un portatore di problemi, una fonte di guadagno economico o un possibile elettore: gli altri costituiscono le fondamenta della società. Vacillare per poi crollare è una scelta, non una conseguenza di una realtà non compresa o mai scoperta. 
Cari Governi, Vi trovate al potere per servire il Popolo, senza esclusioni.
Credete forse che chi soffre sia da considerare semplicemente il più debole o debba invece essere a buon diritto ritenuto un essere umano che come gli altri deve essere costantemente tutelato e valorizzato?
Per stare bene, prendete posto e, mano al portafogli, fate la vostra offerta. In base a quanto lo Stato vuole investire su ognuno di voi e facendo capo alle vostre disponibilità economiche raggiungerete forse il tanto desiderato benessere; in caso contrario ricordatevi che i soldi, qualsiasi sia la loro provenienza, non danno la felicità e neanche la salute.© ®
Dott. Marco Mura
Pedagogista, Educatore Professionale
Specialista in Pedagogia Clinica
e-mail: dott.marcomura@gmail.com
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